possiamo scegliere tra due vite.
Condurre una vita controllata, sempre attenta.
Con la mente che diventa vigile e giudice, vigile per cogliere ogni piccolo movimento al suo formarsi, per non farsi mai sorprendere, e giudice per incasellare ogni evento nelle sicure celle che abbiamo predisposto con le loro scritte sulla porta: ostile, buono, brutto, cattivo.
Retti ed inflessibili come il vigile sulla pedana o il giudice dallo scranno, viviamo come guardiani delle percezioni.
Vediamo i colori, ascoltiamo la musica, capiamo le parole… E ci infastidiranno i silenzi.
È così che si perde la poesia, vivendo parole scritte a macchina, vestendo colori d’artificio e mangiando industria.
In vece.
Possiamo fermarci ad ascoltare il nulla.
Possiamo lasciare che sia, che non capiamo nulla.
Possiamo fare pace con l’ignoranza.
Possiamo perdonare che non siamo capaci. Per donare pace, a noi.
Possiamo pensare che va bene così.
Possiamo lasciarci toccare nelle corde,
Corde che si muovono e risuonano.
Così la nostra musica risuonerà intorno a noi.
E’ persino più bello così! Lasciarsi avvolgere da un tocco in completa ricezione…permettere che quel tocco si muova e si fermi dove vuole,è così che a volte possiamo soltanto ascoltarci e nella musica divenire musica..completamente, abbandono senza resistenza…quasi pace.
Bel post, rispecchia molto del mio sentire.
Una buona giornata, un sorriso.
Giusy
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Un sorriso anche a te :-), grazie.
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