Ho scritto che la più stretta prigione che abbiamo è la nostra “gabbia toracica (vedi)” , dentro questa cella non siamo soli, abbiamo una compagnia che rende il nostro presente senza scampo.
Gli sgraditi compagni sono di due specie ostili, i mostri e i fantasmi.
I mostri li conosciamo, i fantasmi li sentiamo soltanto, ma il danno che provocano vale uguale.
Per tutto il mondo noi siamo visti come soli nella nostra cella, ma noi sappiamo che conviviamo con le nostre paure.
Le paure che già conosciamo sono i mostri, mentre i fantasmi sono le paure che abbiamo, ma non conosciamo ancora.
Cercare di evitare le paure ignorandole regala a loro l’immunità e le veste di ogni nuova occasione come appendiabiti sovraccarichi di cappotti e cappelli.
I vestiti delle paure sono il vero incubo, ogni momento della vita può sovrapporsi
Dobbiamo spogliare le paure, impugnare i loro vestiti e metterli nel bidone delle immondizie fino ad arrivare all’ultimo vestito, il primo.
Quando toglieremo il velo al fantasma ed il pelo al mostro, rideremo di loro.
Per sempre.
Conquistare la libertà di manifestare le paure è un atto di grande coraggio. Il coraggio premia ed è come disegnare su un muro le nostre debolezze e trovarne i colori e le forme. Può essere terribile all’inizio, ma diventa sempre più facile e quando abbiamo finito possiamo fare cinque passi indietro e vederle molto più piccole, anzi … distanti.
Questo è tutto, poi saremo liberi.
Posso cominciare io, su questo muro.
A volte ho paura di non essere degno, ho paura di non sapere, ho paura di non farcela. Ho paura di non avere tempo…
C’è posto per tutti, il muro è grande, come le paure.
Vedi anche:
“dichiarazione di indipendenza di Giuditta”
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